Suicidio al centro per migranti, scoppia la rivolta: 14 arresti
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Direttore: Alessandro Plateroti

Suicidio al centro per migranti, scoppia la rivolta: “Buchi neri dell’umanità”

Suicidio, corda per impiccarsi

Un suicidio scatena disordini nel Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Roma, con conseguenti arresti e feriti tra le forze dell’ordine.

Il Cpr di Ponte Galeria a Roma è stato teatro di disordini seguiti al suicidio di un migrante di 22 anni. Il ragazzo, originario della Guinea, si è impiccato, lasciando un messaggio di disperazione scritto in francese sul muro della sua cella. La sua morte ha scatenato una rivolta tra gli ospiti della struttura, durante la quale sono stati lanciati sassi contro il personale e tentato di incendiare un’auto.

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Suicidio, corda per impiccarsi

Il suicidio nel Cpr di Roma

Nel Centro per Migranti della periferia di Roma, la tragedia ha messo in luce la triste realtà in cui migliaia di persone vivono. La notte scorsa, un 22enne guineano si è impiccato all’inferriata esterna del suo settore, lasciando un messaggio disperato. “Se morissi vorrei che il mio corpo fosse portato in Africa, mia madre ne sarebbe lieta”, si legge nel messaggio in francese, scritto probabilmente con un mozzicone di sigaretta.

“I militari italiani non capiscono nulla a parte il denaro. L’Africa mi manca molto e anche mia madre, non deve piangere per me. Pace alla mia anima, che io possa riposare in pace, si legge ancora sulla scritta lasciata dal giovane prima di togliersi la vita.

La violenta rivolta e gli arresti

A seguito del suicidio del 22enne, nel Cpr di Roma è scoppiata una violenta rivolta, con sassi lanciati contro il personale e un tentativo di incendiare un’auto. Alcune cabine telefoniche, inoltre, sono state usate come arieti per abbattere due muri di separazione tra i settori.

I disordini hanno portato all’arresto di 14 persone di diverse nazionalità, tra cui marocchina, pakistana, guineana, cubana, cilena, senegalese, tunisina, nigeriana e gambiana. Sei di questi provenivano dal CPR di Trapani. Tuttavia, durante la protesta due carabinieri e un militare dell’esercito sono rimasti feriti.

Questo non è l’unico episodio di protesta registrato nei CPR italiani. Un altro incidente si è verificato nel CPR di Gradisca d’Isonzo (Gorizia), dove un migrante è precipitato dal tetto finendo all’ospedale in gravi condizioni.

Garante dei detenuti: “Luoghi disumani”

L’opposizione ha attaccato la gestione del centro, chiedendo la sua chiusura. La garante dei detenuti di Roma, Valentina Calderone, ha affermato che non era necessario “aspettare la morte di un giovane per dire che questi posti vanno chiusi“.

Anche Riccardo Magi, deputato e segretario di +Europa, tuona forte: “Questi luoghi sono dei buchi neri del diritto e dell’umanità, sono luoghi in cui l’afflizione è tutto quello che le persone detenute possono sperare di avere nell’arco delle 24 ore. Non è garantito nulla, dalle condizioni igieniche a quelle di salute”.

Poi ancora, Magi aggiunge che non ha alcun senso aver prolungato la detenzione fino a 18 mesi perché la maggior parte delle persone che sono detenute qui non saranno mai rimpatriati”, esortando “il governo, Piantedosi e Meloni” a “venire a visitare i centri, per poi decidere di chiuderli tutti insieme“.

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ultimo aggiornamento: 5 Febbraio 2024 15:42

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